“Minghén dal Viulunzèl” – Sezione Aurea
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“Minghén dal Viulunzèl” – Sezione Aurea
4 October 2021 @ 21:00
8€“Minghén dal Viulunzèl”
Ductus posato e corsivo nell’invenzione dello strumentalismo basso
Sezione Aurea
Christoph Coin, concertatore e violoncello solista
Luca Giardini, violino
Helena Zemanova, violino
Anna Fontana, cembalo ed organo
Riccardo Coelati Rama, viola da gamba
Giangiacomo Pinardi, tiorba e chitarra
La storia del violoncello, ormai generalmente accettata, ha consacrato Bologna e Modena come culla del suo sviluppo. In effetti, siccome il termine violoncello appare per la prima volta in una stampa del 1665 di Giulio Cesare Arresti (organista a San Petronio a Bologna), sembra logico assumere che anche lo strumento stesso vi fosse nato. Invece si può affermare ciò soltanto con una precisazione importante: il fatto è che vi si trovano effettivamente le prime composizioni concepite esplicitamente per “violoncello”. Si è trattato quindi della storia di un termine piuttosto che della storia di uno strumento e del repertorio ad esso dedicato. Altri termini, come violoncino, viola, bassetto viola od altri, furono già adoperati da oltre un secolo per indicare un strumento che chiaramente esisteva già ben prima di quanto fu coniata la parola violoncello, termine che indica un violone (o basso della famiglia dei violini) di dimensioni ridotte, anche più piccolo del violoncello odierno. D’altro canto, dalla metà degli anni 1670 alcuni suonatori di basso di violino, specificamente nei centri Emiliani di Modena, Ferrara e Bologna, iniziarono ad interessarsi particolarmente a questo strumento e a dedicargli varie composizioni in cui viene trattato come solista, e questo è decisamente notevole. I contesti musicali nei quali questo accadde furono due: in primis, il complesso strumentale della Cappella Musicale di San Petronio, diretta a quei tempi (1658-71) da Maurizio Cazzati e in secundis, la corte di Francesco II d’Este a Modena, all’epoca di Giovanni Maria Bononcini, maestro di cappella al Duomo modenese dal 1673. Dai mandati di pagamento petroniani, si nota che dal 1674 – l’anno della nomina del nuovo maestro di cappella, Giovanni Paolo Colonna – il suonatore di violone Giovanni Battista Vitali fu menzionato come suonatore di violoncello. Quando Vitali lasciò la cappella bolognese per diventare uno dei vice maestri della cappella ducale di Modena, fu sostituito nel 1675 dal violoncellista Petronio Franceschini (1651-80), di cui purtroppo non sono sopravvissuti brani per il suo strumento. Dopo la morte di quest’ultimo, subentro al suo posto il ventunenne bolognese, Domenico Gabrielli (“Minghén dal Viulunzèl”, che oltre a musiche vocali sacre e profani, produsse varie sonate con trombe ed archi che contengono bei soli per il violoncello. Trasferitosi definitivamente alla corte di Modena nel 1687-88 – a sua volta sostituito dal bolognese Giuseppe Maria Jacchini – compose i sette Ricercari per violoncello solo, il Canon per due violoncelli e due sonate (da chiesa) per violoncello e basso continuo, tuttora conservate in due manoscritti della Biblioteca Estense a Modena (1689). Questi sono di fatto i primissimi brani esplicitamente concepiti per il violoncello, mentre sia Giuseppe Colombi che Giovanni Battista Vitali avevano creato una varietà di composizioni per violone solo, sempre pervenuteci in manoscritti dell’Estense, e che servivano probabilmente come pezzi didattici per uso del duca stesso. Lo stesso scopo didattico avevano quasi sicuramente anche le dodici Ricercate sopra [il violino e] il violoncello o clavicembalo pubblicate nel 1687 dall’organista e trombonista bolognese Giovanni Battista Degli Antonii, ma che furono erroneamente considerate composizioni per violoncello solo fino al 2005, quando fu riscoperta la parte per violino mancante nell’unicum a stampa conservato presso il Museo e Biblioteca Internazionale della Musica a Bologna. Anche il manoscritto riccamente decorato del Trattenimento musicale sopra il Violoncello à solo (12 piccole Suites) del musicista, intagliatore, decoratore, calligrafo e liutaio parmense Domenico Galli (autore del bellissimo violino e violoncello riccamente intagliati della collezione estense) fu composto poco dopo i Ricercari del Gabrielli, nel 1691.
Altri violoncellisti di spicco, ma della generazione successiva, furono il già menzionato bolognese Jacchini (“Gioseffo del Violonzino”) e due dei tre figli di Giovanni Maria Bononcini, Giovanni e Antonio Maria. Di Giovanni abbiamo due belle sonate in un manoscritto di Montecassino databili negli ultimi anni del ‘600, mentre di Antonio Maria sopravvivono una quindicina di sonate per il violoncello con il basso continuo, sparse fra varie biblioteche europee, nonché un virtuosissimo Laudate Pueri a Canto Solo col Violoncello Obligato scritto per la cappella petroniana nel 1693. L’abbondanza di doppie corde e di accordi nella parte del violoncello solista ricorda piuttosto lavori fatti per insegnare il basso continuo armonico al violoncello, che brani da eseguire in concerto.
In somma, questa “culla” del violoncello, tradizionalmente attribuita all’ambiente bolognese (petroniano) del tardo Seicento andrebbe quindi riconsiderata in quanto una culla quasi più modenese che bolognese e di un repertorio piuttosto centrato sulla didattica che non su un vero repertorio solistico e concertistico ad una epoca in cui ancora convivevano vari tipi di bassi di violino a quattro e a cinque corde, da grande (violoni) e di piccole (violoncelli) dimensioni, e che venivano rigorosamente suonati (al contrario di quanto facevano i napoletani e i francesi), con impugnatura della mano destra sotto la bacchetta dell’arco, come tuttora lo fanno i contrabbassisti tedeschi.
Marc Vanscheeuwijck